Euphorbia columnaris, apice.
Le piante succulente
Euphorbia meloformis ssp. valida
Le piante succulente sono definite, impropriamente, piante grasse nella cultura popolare ed è per questo che sia nel dominio sia nelle pagine del sito utilizzerò il termine "piante grasse".
La loro particolarità principale è quella di riuscire ad immagazzinare, molto rapidamente, grandi quantità di acqua da poter utilizzare durante i lunghi periodi di siccità.
Il termine "grassa" potrebbe far pensare che all'interno delle piante ci siano sostanze grasse e oleose. Niente di più sbagliato! Infatti, se ad esempio tagliamo piante appartenenti alla famiglia delle Cactaceae, possiamo notare come all'interno ci siano liquidi. Il termine "succulente" però non deve far pensare a qualcosa di appetitoso, succulento, poiché esistono anche piante velenose, come ad esempio quelle appartenenti alla famiglia delle Euphorbiaceae, di cui fa parte anche l'Euphorbia pulcherrima, nota nella cultura popolare come Stella Di Natale.
Le numerosissime piante grasse immagazzinano l'acqua assorbita in parti diverse: chi nel fusto, chi nelle foglie e chi nelle radici.
Una pratica sbagliata, da sfatare in coltivazione, è quella di dare un goccio d'acqua (per alcuni un bicchiere d'acqua) alle piante grasse ogni tanto. Quando si annaffia nel periodo di crescita bisogna utilizzare molta acqua per bagnare bene tutto il substrato, poiché l'acqua in eccesso scolerà dai fori del vaso. Si annaffierà successivamente solo quando tutto il substrato sarà tutto asciutto (vedi sezione "coltivazione").
Molte delle piante grasse hanno sviluppato particolari adattamenti per poter sopravvivere il più a lungo possibile in luoghi ostili. Infatti oltre a poter immagazzinare più acqua possibile nel minor tempo possibile, riescono anche perderne meno durante i periodi di siccità. Ad esempio, alcune piante hanno sviluppato uno strato ceroso o pruinoso (come il Myrtillocactus geometrizans, il Cotyledon undulata, il Pachyphytum oviferum o lo Stenocactus pruinosus) o una peluria sericea o lanosa (come il Cleistocactus strausii, il Cephalocereus senilis, l'Espostoa lanata o la Rechsteineria leucotricha) che le protegge dal caldo. Le caudiciformi, invece, hanno il caudex completamente sotto terra nel loro habitat naturale e, quindi, non essendo esposto direttamente al sole, risente meno del caldo. In coltivazione, purtroppo, questo ultimo adattamento è particolarmente difficile da riprodurre e, per evitare che marcisca, si lascia il caudex fuori dal substrato.
Grazie per la visione.
La loro particolarità principale è quella di riuscire ad immagazzinare, molto rapidamente, grandi quantità di acqua da poter utilizzare durante i lunghi periodi di siccità.
Il termine "grassa" potrebbe far pensare che all'interno delle piante ci siano sostanze grasse e oleose. Niente di più sbagliato! Infatti, se ad esempio tagliamo piante appartenenti alla famiglia delle Cactaceae, possiamo notare come all'interno ci siano liquidi. Il termine "succulente" però non deve far pensare a qualcosa di appetitoso, succulento, poiché esistono anche piante velenose, come ad esempio quelle appartenenti alla famiglia delle Euphorbiaceae, di cui fa parte anche l'Euphorbia pulcherrima, nota nella cultura popolare come Stella Di Natale.
Le numerosissime piante grasse immagazzinano l'acqua assorbita in parti diverse: chi nel fusto, chi nelle foglie e chi nelle radici.
Una pratica sbagliata, da sfatare in coltivazione, è quella di dare un goccio d'acqua (per alcuni un bicchiere d'acqua) alle piante grasse ogni tanto. Quando si annaffia nel periodo di crescita bisogna utilizzare molta acqua per bagnare bene tutto il substrato, poiché l'acqua in eccesso scolerà dai fori del vaso. Si annaffierà successivamente solo quando tutto il substrato sarà tutto asciutto (vedi sezione "coltivazione").
Molte delle piante grasse hanno sviluppato particolari adattamenti per poter sopravvivere il più a lungo possibile in luoghi ostili. Infatti oltre a poter immagazzinare più acqua possibile nel minor tempo possibile, riescono anche perderne meno durante i periodi di siccità. Ad esempio, alcune piante hanno sviluppato uno strato ceroso o pruinoso (come il Myrtillocactus geometrizans, il Cotyledon undulata, il Pachyphytum oviferum o lo Stenocactus pruinosus) o una peluria sericea o lanosa (come il Cleistocactus strausii, il Cephalocereus senilis, l'Espostoa lanata o la Rechsteineria leucotricha) che le protegge dal caldo. Le caudiciformi, invece, hanno il caudex completamente sotto terra nel loro habitat naturale e, quindi, non essendo esposto direttamente al sole, risente meno del caldo. In coltivazione, purtroppo, questo ultimo adattamento è particolarmente difficile da riprodurre e, per evitare che marcisca, si lascia il caudex fuori dal substrato.
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SITO IN COSTANTE AGGIORNAMENTO!!! (SINCE 2012)
NOVITA'
Giugno 2023
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-Aloe 'Red Dragon'
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