La riproduzione
Riprodurre le piante grasse è una delle prime esperienze che si tenta di fare con le piante grasse.
Infatti quelle più comuni, che possiedono anche le persone non amanti delle piante grasse, di solito si riproducono facilmente ed è per questo che nell'immaginario comune si pensa che le piante grasse siano facili da riprodurre.
Purtroppo non è così per tutte.
Ci sono vari metodi per moltiplicare le piante grasse.
Infatti quelle più comuni, che possiedono anche le persone non amanti delle piante grasse, di solito si riproducono facilmente ed è per questo che nell'immaginario comune si pensa che le piante grasse siano facili da riprodurre.
Purtroppo non è così per tutte.
Ci sono vari metodi per moltiplicare le piante grasse.
Moltiplicazione per via vegetativa
Talea di foglia con radici
La tecnica più conosciuta di moltiplicazione per via vegetativa è la talea.
Con il metodo della talea si ottengono piante identiche alla pianta madre in modo rapido. Se si utilizza una talea di notevoli dimensioni, come ad esempio un fusto di una pianta colonnare, si ottengono piante già di notevole dimensione, cosa non indifferente per quelle specie che fioriscono solo dopo diversi anni.
Inoltre, la talea risulta l'unico modo per riprodurre piante di forma "cristata" o "monstruosa", poiché sono piante sterili.
Possono esserci diversi metodi per ottenere una talea.
Ad esempio, se siamo di fronte ad una pianta a rosetta, che immagazzina l'acqua nelle foglie ed ha il fusto decisamente troppo breve, come può esser una Echeveria, si staccherà delicatamente (evitando di creare sfilacciature che potrebbero danneggiare il fusto della pianta madre e della foglia stessa) una foglia bella gonfia, che perciò non sia indebolita, e la metteremo a riposare qualche giorno. Formatosi il callo, nella parte di foglie che prima era attaccata al fusto, va riposta in un vaso con della sabbia (non di mare) o in un composto per piante grasse con inerte o in puro lapillo (vedi foto sottostanti). Dopo alcune settimani nelle quali si sarà solamente vaporizzata dell'acqua sulla foglia, si formerà una piccolissima rosetta e la foglia avvizzirà nella maggior parte dei casi. La nuova piantina avrà delle piccolissime radici e si potrà iniziare a bagnare la piccola parte di substrato. Questa è la talea di foglia.
Se, invece, siamo di fronte a una pianta che emette rami laterali o rami cadenti lunghi o una pianta con portamento colonnare, bisognerà utilizzare un coltello o un cutter affilato e disinfettato (mai forbici, poiché, invece che incidere, schiacciano i tessuti!) per recidere la pianta ed ottenere la parte di talea che si desidera (bisogna evitare sfilacciature che potrebbero danneggiare la pianta madre e la talea stessa). Nella maggior parte delle piante la talea dovrebbe esser più di 10 cm se si vuole avere successo. Se si incide una Euphorbiacea bisogna evitare che il lattice venga a contatto con occhi, bocca, orecchie e ferite fresche, in quanto questo liquido è urticante e velenoso. Per fermare la fuoriuscita di lattice dalle 2 estremità ottenute, bisogna bagnare le ferite con acqua. Bisognerà lasciare la talea a riposo per una settimana in modo che formi il callo, poi riporla in solo lapillo, o in sabbia (non di mare) asciutta. Si userà un vaporizzatore per inumidire la parte aerea della talea e non il substrato in quanto sarebbe inutile, nonché dannoso, per la riuscita della talea in quanto, non avendo radici, rischierebbe di marcire. Questa è chiamata talea di fusto.
Esistono piante che hanno la facoltà di produrre colonie con numerosi individui, come quelle appartenenti ai generi Aloe, Agave, Gasteria, Haworthia, Sansevieria. In questo caso basta che si attui la divisione dei cespi. Quando la piantina nata non ha ancora formato radici proprie, è preferibile in lasciarla insieme alla pianta madre. In alcuni casi è possibile che la pianta figlia nasca addirittura dal foro di scolo del vaso. non è così inusuale come si possa credere. Se dovesse succedere, spesso si deve arrivare a rompere direttamente il vaso per preservare l'integrità della piantina nata o far sì che non si strappino le radici nel tentativo di toglierla. Può anche succedere che la piantina nata dal foro di scolo emetta radici fuori dal vaso se si ritrovano a contatto con qualche tipo di terra (vedi foto sottostante).
Molti generi hanno piante che producono polloni basali, come ad esempio Echinocactus, Echinopsis, Mammillaria, cioè nuove piante identiche alla pianta madre che possono vivere indipendentemente se separate da essa facendo attenzione a non danneggiare nessuna delle due. Dopo l'operazione di divisione basta fare asciugare il pollone fino a che non si cicatrizzi e sistemarlo in semplice inerte, come il lapillo, vaporizzando solo il fusto.
Con il metodo della talea si ottengono piante identiche alla pianta madre in modo rapido. Se si utilizza una talea di notevoli dimensioni, come ad esempio un fusto di una pianta colonnare, si ottengono piante già di notevole dimensione, cosa non indifferente per quelle specie che fioriscono solo dopo diversi anni.
Inoltre, la talea risulta l'unico modo per riprodurre piante di forma "cristata" o "monstruosa", poiché sono piante sterili.
Possono esserci diversi metodi per ottenere una talea.
Ad esempio, se siamo di fronte ad una pianta a rosetta, che immagazzina l'acqua nelle foglie ed ha il fusto decisamente troppo breve, come può esser una Echeveria, si staccherà delicatamente (evitando di creare sfilacciature che potrebbero danneggiare il fusto della pianta madre e della foglia stessa) una foglia bella gonfia, che perciò non sia indebolita, e la metteremo a riposare qualche giorno. Formatosi il callo, nella parte di foglie che prima era attaccata al fusto, va riposta in un vaso con della sabbia (non di mare) o in un composto per piante grasse con inerte o in puro lapillo (vedi foto sottostanti). Dopo alcune settimani nelle quali si sarà solamente vaporizzata dell'acqua sulla foglia, si formerà una piccolissima rosetta e la foglia avvizzirà nella maggior parte dei casi. La nuova piantina avrà delle piccolissime radici e si potrà iniziare a bagnare la piccola parte di substrato. Questa è la talea di foglia.
Se, invece, siamo di fronte a una pianta che emette rami laterali o rami cadenti lunghi o una pianta con portamento colonnare, bisognerà utilizzare un coltello o un cutter affilato e disinfettato (mai forbici, poiché, invece che incidere, schiacciano i tessuti!) per recidere la pianta ed ottenere la parte di talea che si desidera (bisogna evitare sfilacciature che potrebbero danneggiare la pianta madre e la talea stessa). Nella maggior parte delle piante la talea dovrebbe esser più di 10 cm se si vuole avere successo. Se si incide una Euphorbiacea bisogna evitare che il lattice venga a contatto con occhi, bocca, orecchie e ferite fresche, in quanto questo liquido è urticante e velenoso. Per fermare la fuoriuscita di lattice dalle 2 estremità ottenute, bisogna bagnare le ferite con acqua. Bisognerà lasciare la talea a riposo per una settimana in modo che formi il callo, poi riporla in solo lapillo, o in sabbia (non di mare) asciutta. Si userà un vaporizzatore per inumidire la parte aerea della talea e non il substrato in quanto sarebbe inutile, nonché dannoso, per la riuscita della talea in quanto, non avendo radici, rischierebbe di marcire. Questa è chiamata talea di fusto.
Esistono piante che hanno la facoltà di produrre colonie con numerosi individui, come quelle appartenenti ai generi Aloe, Agave, Gasteria, Haworthia, Sansevieria. In questo caso basta che si attui la divisione dei cespi. Quando la piantina nata non ha ancora formato radici proprie, è preferibile in lasciarla insieme alla pianta madre. In alcuni casi è possibile che la pianta figlia nasca addirittura dal foro di scolo del vaso. non è così inusuale come si possa credere. Se dovesse succedere, spesso si deve arrivare a rompere direttamente il vaso per preservare l'integrità della piantina nata o far sì che non si strappino le radici nel tentativo di toglierla. Può anche succedere che la piantina nata dal foro di scolo emetta radici fuori dal vaso se si ritrovano a contatto con qualche tipo di terra (vedi foto sottostante).
Molti generi hanno piante che producono polloni basali, come ad esempio Echinocactus, Echinopsis, Mammillaria, cioè nuove piante identiche alla pianta madre che possono vivere indipendentemente se separate da essa facendo attenzione a non danneggiare nessuna delle due. Dopo l'operazione di divisione basta fare asciugare il pollone fino a che non si cicatrizzi e sistemarlo in semplice inerte, come il lapillo, vaporizzando solo il fusto.
La riproduzione da seme.
Miniserre
Questa tipologia di riproduzione è il solo sistema per riprodurre le piante che non emettono polloni basali o rami laterali o le cui talee radicano con difficoltà.
La semina è utile per ottenere piante di difficile reperibilità potendosi far spedire i semi da paesi lontani. Inoltre attraverso la semina si ottengono piante che non sono identiche alla pianta madre e addirittura si possono ottenere piante ibride, mostruose, crestate e/o variegate poiché il frutto è il risultato di una fecondazione da piante differenti. Ottenere i semi è estremamente facile in quanto si possono comperare sia semi delle piante più comuni nei garden/vivai in sacchetti di solito misti, sia comperare le specie più ricercate dai siti di coltivatori specializzati o siti di aste come Ebay, sia ottenerle tramite scambio con altri appassionati dopo aver raccolto i propri semi dai frutti delle nostre piante grasse.
Per chi fosse alle prime armi è bene iniziare seminando i propri semi contenuti nei frutti o comperando i sacchetti misti nei garden/vivai che costano pochi euro (1-2 Euro) e contengono piante più comuni, resistenti e di facile germinabilità.
La semina si attua preferibilmente in primavera con temperature che vanno da 18 a 21 °C così da ottenere piante che possano affrontare l'inverno; però chi possiede un germinatoio può seminare tranquillamente tutto l'anno.
Per seminare si può utilizzare qualsiasi contenitore adeguato alle proprie esigenze; in commercio ci sono miniserre, semenziai, germinatoi con costituiti da vaschette, scomparti interni e contenitori trasparenti.
Il substrato in cui alloggiare i semi deve esser preparato appositamente per favorire la nascita di più piante possibili: deve esser finemente setaccia o ben drenato. Infatti in natura non ci sono tutti questi accorgimenti e nascono davvero poche piante rispetto al numero di semi sparsi.
I semi devono esser sparsi uniformemente, la vaschetta va riempita con qualche mm di acqua e dentro vanno alloggiati gli scomparti in modo che l'acqua salga per capillarità dai fori di scolo degli scomparti. Si consiglia sempre di mettere un cartellino per ogni specie coltivata poichè molte piante grasse da piccole possono assomigliarsi e l'identificazione non è affatto semplice. Infine il tutto va ricoperto con il coperchio trasparente o se non lo si possiede con una sacchetto di plastica o un vetro trasparente e sistemarlo in un luogo dove ci sia un'elevata luminosità ma non in pieno sole. Ogni tanto è utile rimuovere la condensa dalla copertura e favorire l'aerazione della semina.
Per evitare però che i semi siano attaccati da funghi molti mettono un fungicida nell'acqua della vaschetta.
Dopo 2-3 settimane le piantine dovrebbero esser nate e allora bisogna togliere la copertura ed iniziare ad annaffiare con cura sempre dal basso per evitare che le piantine si sradichino somministrando la prima volta un'altra dose di fungicida.
Per il trapianto delle piantine c'è che dice che solo quando le piantine saranno di una certa grandezza si potranno rinvasare in vasetti singoli, altri che consigliano di farle crescere in quel composto per qualche anno fino a quando lo spazio fra le piantine sia insufficiente. Una regola fissa non c'è ma bisogna conoscere bene le piante che si seminano e avere un pò di esperienza anche attraverso errori: ad esempio quando si semina una specie nuova si possono trapiantare le piante a gruppi in periodi diversi per vedere quale risponde meglio al trapianto.
La semina è utile per ottenere piante di difficile reperibilità potendosi far spedire i semi da paesi lontani. Inoltre attraverso la semina si ottengono piante che non sono identiche alla pianta madre e addirittura si possono ottenere piante ibride, mostruose, crestate e/o variegate poiché il frutto è il risultato di una fecondazione da piante differenti. Ottenere i semi è estremamente facile in quanto si possono comperare sia semi delle piante più comuni nei garden/vivai in sacchetti di solito misti, sia comperare le specie più ricercate dai siti di coltivatori specializzati o siti di aste come Ebay, sia ottenerle tramite scambio con altri appassionati dopo aver raccolto i propri semi dai frutti delle nostre piante grasse.
Per chi fosse alle prime armi è bene iniziare seminando i propri semi contenuti nei frutti o comperando i sacchetti misti nei garden/vivai che costano pochi euro (1-2 Euro) e contengono piante più comuni, resistenti e di facile germinabilità.
La semina si attua preferibilmente in primavera con temperature che vanno da 18 a 21 °C così da ottenere piante che possano affrontare l'inverno; però chi possiede un germinatoio può seminare tranquillamente tutto l'anno.
Per seminare si può utilizzare qualsiasi contenitore adeguato alle proprie esigenze; in commercio ci sono miniserre, semenziai, germinatoi con costituiti da vaschette, scomparti interni e contenitori trasparenti.
Il substrato in cui alloggiare i semi deve esser preparato appositamente per favorire la nascita di più piante possibili: deve esser finemente setaccia o ben drenato. Infatti in natura non ci sono tutti questi accorgimenti e nascono davvero poche piante rispetto al numero di semi sparsi.
I semi devono esser sparsi uniformemente, la vaschetta va riempita con qualche mm di acqua e dentro vanno alloggiati gli scomparti in modo che l'acqua salga per capillarità dai fori di scolo degli scomparti. Si consiglia sempre di mettere un cartellino per ogni specie coltivata poichè molte piante grasse da piccole possono assomigliarsi e l'identificazione non è affatto semplice. Infine il tutto va ricoperto con il coperchio trasparente o se non lo si possiede con una sacchetto di plastica o un vetro trasparente e sistemarlo in un luogo dove ci sia un'elevata luminosità ma non in pieno sole. Ogni tanto è utile rimuovere la condensa dalla copertura e favorire l'aerazione della semina.
Per evitare però che i semi siano attaccati da funghi molti mettono un fungicida nell'acqua della vaschetta.
Dopo 2-3 settimane le piantine dovrebbero esser nate e allora bisogna togliere la copertura ed iniziare ad annaffiare con cura sempre dal basso per evitare che le piantine si sradichino somministrando la prima volta un'altra dose di fungicida.
Per il trapianto delle piantine c'è che dice che solo quando le piantine saranno di una certa grandezza si potranno rinvasare in vasetti singoli, altri che consigliano di farle crescere in quel composto per qualche anno fino a quando lo spazio fra le piantine sia insufficiente. Una regola fissa non c'è ma bisogna conoscere bene le piante che si seminano e avere un pò di esperienza anche attraverso errori: ad esempio quando si semina una specie nuova si possono trapiantare le piante a gruppi in periodi diversi per vedere quale risponde meglio al trapianto.