ANNAFFIATURE
Sembra un discorso molto banale, basta prendere una brocca ed annaffiare la pianta.
Invece una delle problematiche principali per le nostre amate risiede proprio nelle annaffiature. I neofiti, spesso, si fanno prendere la mano annaffiando più del dovuto le piante grasse che stanno coltivando. Non sanno, molto probabilmente, che è più facile che le stesse muoiano per ristagni d'acqua, che creano malattie fungine e marciume radicale, che non per la siccità. Le piante grasse hanno sviluppato meccanismi atti a conservarle per lunghi periodi in assenza di acqua. Molte tra le piante grasse, come le Cactaceae ad esempio, vanno solamente annaffiate durante il periodo di crescita che spesso coincide con i mesi che vanno dalla primavera all'autunno, lasciandole quindi completamente asciutte nei mesi invernali. Altre, come i Lithops, vanno annaffiate davvero poco e solamente in primavera ed autunno, saltando i periodi di stasi dell'estate e dell'inverno. Altre, specialmente tra le succulente, come le Crassula, Echeveria, Sedum, vanno annaffiate anche tre o quattro volte durante l'inverno se tenute protette dal fredde e dal gelo, saltando solamente i periodi più freddi dell'anno. Queste ultime dimostrano il loro bisogno di acqua poiché tendono a raggrinzire nelle foglie pian piano, tornando belle in forma con una sola annafiata dopo qualche giorno.
Quando le piante grasse hanno passato il periodo invernale in stasi vegetativa, in primavera vanno abituate al sole, se richiedono il pieno sole, e le specie più delicate vanno abituate anche alle annaffiature. Infatti, mentre con le piante più robuste non ci sono problemi e possono essere annaffiate completamente di punto in bianco dopo un lungo periodo di siccità, quelle più delicate vanno prima spruzzate con dell'acqua su fusto e colletto per qualche settimana per evitare che, assorbendo tutta l'acqua in un colpo solo, spacchino i fusti (vedi Astrophytum asteria cv. Superkabuto in malattie-problemi fisiologici sul sito).
Inoltre per annaffiare le nostre amate è davvero preferibile utilizzare acqua piovana e acqua proveniente dal pozzo rispetto a quella del rubinetto, nella quale sono presenti sostanze come il cloro, non adatte a loro. Se quest'ultima è l'unica possibilità, poiché ad esempio non piove da molto, sarebbe meglio farla decantare all'aria per qualche giorno prima di utilizzarla.
Invece una delle problematiche principali per le nostre amate risiede proprio nelle annaffiature. I neofiti, spesso, si fanno prendere la mano annaffiando più del dovuto le piante grasse che stanno coltivando. Non sanno, molto probabilmente, che è più facile che le stesse muoiano per ristagni d'acqua, che creano malattie fungine e marciume radicale, che non per la siccità. Le piante grasse hanno sviluppato meccanismi atti a conservarle per lunghi periodi in assenza di acqua. Molte tra le piante grasse, come le Cactaceae ad esempio, vanno solamente annaffiate durante il periodo di crescita che spesso coincide con i mesi che vanno dalla primavera all'autunno, lasciandole quindi completamente asciutte nei mesi invernali. Altre, come i Lithops, vanno annaffiate davvero poco e solamente in primavera ed autunno, saltando i periodi di stasi dell'estate e dell'inverno. Altre, specialmente tra le succulente, come le Crassula, Echeveria, Sedum, vanno annaffiate anche tre o quattro volte durante l'inverno se tenute protette dal fredde e dal gelo, saltando solamente i periodi più freddi dell'anno. Queste ultime dimostrano il loro bisogno di acqua poiché tendono a raggrinzire nelle foglie pian piano, tornando belle in forma con una sola annafiata dopo qualche giorno.
Quando le piante grasse hanno passato il periodo invernale in stasi vegetativa, in primavera vanno abituate al sole, se richiedono il pieno sole, e le specie più delicate vanno abituate anche alle annaffiature. Infatti, mentre con le piante più robuste non ci sono problemi e possono essere annaffiate completamente di punto in bianco dopo un lungo periodo di siccità, quelle più delicate vanno prima spruzzate con dell'acqua su fusto e colletto per qualche settimana per evitare che, assorbendo tutta l'acqua in un colpo solo, spacchino i fusti (vedi Astrophytum asteria cv. Superkabuto in malattie-problemi fisiologici sul sito).
Inoltre per annaffiare le nostre amate è davvero preferibile utilizzare acqua piovana e acqua proveniente dal pozzo rispetto a quella del rubinetto, nella quale sono presenti sostanze come il cloro, non adatte a loro. Se quest'ultima è l'unica possibilità, poiché ad esempio non piove da molto, sarebbe meglio farla decantare all'aria per qualche giorno prima di utilizzarla.